lunedì 1 febbraio 2010

Vivere e morire da All Blacks


E' impossibile capire cosa significhi indossare la jersey nera degli All Blacks se non si conosce la storia di Bob Deans, All Black n°129 (come noto ogni All Black ha un numero, in base alla data di esordio nel team: agli inizi del 2010 siamo arrivati a 1.100 con Ben Smith). Robert George Deans - su www.oldboys.co.nz/honours.php la sua foto- nasce a Christchurch il 19 Febbraio 1884: è uno dei 9 figli di papà John e mamma Catherine. Il nonno era stato uno dei primi coloni dell'area di Canterbury, e aveva lasciato in eredità al figlio alcune proprietà terriere a Riccarton, Homebush e Waimarama. Agli All Blacks, che ancora non si chiamavano così, ma semplicemente Nuova Zelanda, Bob arriva a 20 anni, dopo essersi messo in mostra nella scuola del College, i Boys' di Christchurch (per intenderci, lo stesso liceo di Dan Carter) e nella selezione provinciale, quella di South Island. Nel 1905 viene convocato per la prima tourneè della storia al di fuori dei confini dell'Oceania, che porta la Nuova Zelanda a giocare 35 match in Gran Bretagna, Francia e Nord America. Nasce così la mitica formazione che sarà poi ricordata con il nickname di "The Originals". Mitica perchè per la prima volta viene utilizzato il nome All Blacks (ci tornerò sopra), perchè per la prima volta la Nuova Zelanda esegue all'estero l'haka, e perchè quella formazione vince 34 dei 35 incontri disputati. Non particolarmente alto (180 cm), il tre-quarti Bob era molto rispettato dai compagni. Era molto religioso, e osservava un'astinenza completa da alcool, tabacco e, ovviamente, in quel periodo di rigidi costumi vittoriani, sesso. La fama immortale di Bob Deans tuttavia è legata non alle 16 mete realizzate nel corso della tourneè, ma all'unica sconfitta rimediata in quel tour dalla Nuova Zelanda, a un episodio che da oltre 100 anni dà vita a una controversia sportiva ancora non risolta tra i due Paesi. Nel dicembre 1905 a Cardiff, davanti a 47.000 spettatori, i nostri stanno perdendo contro il Galles 3-0 ma, nei minuti finali, Bob Deans, dopo un passaggio di Billy Wallace, realizza la meta del pareggio, benchè un paio di Gallesi gli arrivino addosso mentre si getta oltre la linea bianca. L'arbitro, però, pur trovandosi a circa 30 metri di distanza, non converte la meta. Per giorni sui giornali britannici e neozelandesi non si parla d'altro, e interviene lo stesso Deans, con un telegramma al Daily Mail, a perorare con forza la validità di quella meta: "Grounded ball six inches over line. Some of Welsh players admit try. Hunter and Glasgow can confirm. Was pulled back by Welshmen before referee arrived" ovvero ""Ho messo la palla a terra 6 pollici al di là della linea. Alcuni giocatori Gallesi ammettono che è meta. Hunter e Glasgow possono confermarlo. Sono stato trascinato indietro dai Gallesi prima che l'arbitro arrivasse". Deans (nella foto tratta da ourwales.co.uk due dirigenti gallesi dello Swansea mostrano nel 1953 la maglia indossata da Beans nel match del 1905) torna in patria, dove viene accolto come un eroe, ma la sua giovane vita di splendido figlio di Aotearoa viene spezzata presto: muore di appendicite a Homebush (traduzione letterale "Cespuglio di casa") tre anni dopo, a soli 24 anni. Sul letto di morte, prima di spirare, Deans non raccomanda la propria anima a Dio ma, con le ultime forze che gli rimangono in corpo, si congeda dalla propria esistenza terrena dicendo: "It was a try, you know"..."Era meta, sapete".
Così visse e morì Bob Deans, All Black n°129.

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